La tignoletta della vite è di un lepidottero, ad attività prevalentemente crepuscolare, le cui larve estremamente polifaghe causano importanti danni economici soprattutto alla vite, sia da vino che da tavola.
L’adulto ha un’apertura alare di 10-12 mm; le ali anteriori sono cosparse di macchie brune miste ad altre di colore grigiastro o bluastro con una banda trasversale che va restringendo fino al bordo posteriore dell’ala, mentre le ali posteriori sono di colore grigio. La larva matura misura circa 9-10 mm, ha una colorazione che varia dal giallo verdastro al bruno, con aree setifere più chiare.
Non va confusa con la Tignola della vite (Eupoecilia ambiguella), caratterizzata da un’apertura alare maggiore (12-15 mm) e da un’evidente fascia trasversale bruna sulle ali anteriori. Queste specie hanno un comportamento e una biologia sovrapponibile ma il loro areale di distribuzione differisce per estensione, con la presenza della tignoletta della vite circoscritta alle regioni meridionali dell’Europa, mentre la Tignola si può trovare dal Mediterraneo a oltre il limite nord di coltivazione della vite.
Tre generazioni di tignoletta della vite
In Italia la tignoletta della vite svolge di norma 3 generazioni. Sverna allo stato di crisalide all’interno di un bozzolo riparato fra gli anfratti della corteccia della vite. I primi adulti compaiono da aprile, e lo sfarfallamento può durare oltre un mese, con la comparsa dei maschi anticipata rispetto a quella delle femmine. L’accoppiamento ha luogo pochi giorni dopo lo sfarfallamento con la successiva ovideposizione sui bottoni fiorali. Una femmina può deporre fino a un centinaio di uova.
Dalle uova nasceranno le larve della prima generazione (larve antofaghe) i cui danni sono da considerarsi limitati dal momento che l’eliminazione di alcuni boccioli fiorali viene compensata da un accrescimento maggiore degli acini circostanti. Nonostante ciò, numerose osservazioni hanno dimostrato che lo sviluppo indisturbato della prima generazione può costituire un elevato potenziale d’infestazione nelle generazioni successive.
La loro attività dura circa 3 settimane con il successivo volo della seconda generazione a partire dall’ultima decade di giugno. Gli adulti stavolta ovidepongono sugli acini verdi in accrescimento, dando origine alle larve carpofaghe. Queste, penetrano all’interno dei frutti privilegiando alcune vie di entrata come ad esempio il punto di contatto tra due acini. In questo caso i danni iniziano a essere non trascurabili perché oltre al danno diretto al grappolo vi è anche il danno indiretto dato dall’apertura di vie di ingresso a patogeni fungini come la botrite o il marciume acido.
Le larve di seconda generazione, dopo la loro attività sugli acini, possono originare le crisalidi svernanti (in alcune regioni settentrionali) o più frequentemente produrre una terza generazione. In questo ultimo caso lo sfarfallamento degli adulti si avrà da agosto fino a tutto settembre a seconda degli ambienti. L’ovideposizione ha luogo quindi su acini prossimi alla maturazione e le larve causano danni ancora più gravi di quelli della generazione precedente.
Il controllo
Il controllo della Tignoletta della vite si effettua con tecniche di lotta guidata che si basano sul monitoraggio eseguito o con le tecniche di campionamento o con l’uso di trappole sessuali e seguendo inoltre le indicazioni dei bollettini di lotta integrata provinciali o zonali.
Il campionamento si esegue controllando i grappoli (circa 100 ogni ettaro di vigneto), scelti casualmente sul tralcio, su un certo numero di ceppi randomizzati sul campo.
I campionamenti devono essere eseguiti in tre epoche prestabilite che corrispondono più o meno alle tre generazioni; in particolare alla fioritura (prima generazione), dalla mignolatura alla pre-chiusura del grappolo (seconda generazione) e dalla invaiatura alla prima metà di settembre (terza generazione).
Per quanto riguarda l’uso di trappole sessuali per il monitoraggio, queste vanno installate (1 o 2 per ettaro) a inizio aprile per la prima generazione e viene successivamente sostituita circa 10 giorni prima del previsto volo della generazione successiva.
Numerose ricerche hanno evidenziato che non esiste una correlazione tra numero di catture e densità delle popolazioni. Le trappole a feromoni sono ritenute importanti solo per rilevare l’andamento degli sfarfallamenti e determinare il momento in cui effettuare i trattamenti, in base alle caratteristiche del prodotto insetticida che si intende utilizzare.
In genere la lotta viene effettuata nei confronti della seconda e terza generazione attraverso l’uso di prodotti abbattenti (ad esempio a base di Spinetoram e Spinosad) che devono essere utilizzati entro 5/7 giorni dal picco di volo o con ovicidi (Indoxacarb, prodotto in fase di revoca, utilizzabile fino al 19 settembre 2022). La dannosità della prima generazione (antofaga) è ritenuta generalmente di scarso rilievo e molti disciplinari di produzione integrata non ammettono trattamenti, ma la recente disponibilità di prodotti con nuove modalità d’azione ha riacceso la discussione su questa impostazione. Varie esperienze provano che la riduzione della popolazione della L. botrana fin dalla prima generazione consente una maggiore efficacia nella lotta contro la seconda e contribuisce a ridurre i rischi di sviluppo della muffa grigia.
La confusione e il disorientamento sessuale sono strategie di recente introduzione che stanno diventando sempre più comuni e utilizzate, sia per la loro efficacia sia anche per il bassissimo impatto ambientale. Il loro funzionamento si basa sulla diffusione in campo, attraverso degli erogatori, di feromoni specifici che rendono difficile o addirittura impossibile l’incontro tra gli individui del sesso opposto. Così facendo vi è un sensibile calo del tasso di riproduzione, mantenendo la popolazione del fitofago al di sotto della soglia di danno.
Sul mercato esistono diversi prodotti che sfruttano questo principio, tra i quali i più utilizzati sono gli erogatori, che non sono altro che clip o stick da applicare manualmente sui tralci che rilasciano progressivamente nel tempo il feromone sintetico chimicamente analogo a quello naturale di L. botrana. Essi vanno posizionati prima dello sfarfallamento della generazione svernante, equidistanti tra di loro, in modo da avere una densità di 200-500 erogatori per ettaro (a seconda del prodotto) con un rinforzo sui bordi del vigneto maggiormente battuti dal vento. Hanno il pregio di riuscire a coprire tutto il campo in maniera uniforme e se qualche erogatore dovesse essere danneggiato, la loro mancanza è compensata dai restanti.
Essi possono essere divisi in due macrocategorie:
–Non biodegradabili (es: RAK® 2 MAX): Più economici e più performanti ma dovranno essere successivamente rimossi e smaltiti, aumentando quindi i costi di gestione.
–Biodegradabili (es: BIOOtwin® L): A fronte di un prezzo d’acquisto superiore, si avrà un risparmio sui costi di gestione. I diffusori vengono prima frammentati per effetto del calore e dell’umidità e successivamente biodegradati dai microorganismi del suolo, il tutto nel giro di 2 anni.
In alternativa è stato ideato un erogatore spray (Puffer®) che automaticamente rilascia in alte concentrazioni il feromone nel vigneto. A differenza dei prodotti descritti in precedenza questo va posizionato nella misura di 2,5 spray per ettaro, con un notevole risparmio di tempo e manodopera. D’altra parte la copertura dell’intero vigneto viene difficilmente raggiunta in maniera omogenea e se uno degli erogatori viene danneggiato o in qualche modo ostacolato dalla vegetazione o dai venti, si possono avere intere aree dell’appezzamento scoperte.
Infine è stato formulato un composto per la confusione sessuale (SUBVERT™) che viene distribuito attraverso atomizzatore. Grazie alla tecnologia di microincapsulazione permette un rilascio progressivo del feromone fino a 4 settimane e avendo un intervallo di sicurezza di 3 giorni, può essere distribuito anche in prossimità della raccolta.
Non è improbabile, viste le restrizioni sempre più stringenti sull’utilizzo dei fitofarmaci date dai disciplinari di produzione, che nei prossimi anni queste strategie saranno sempre più utilizzate, vista la loro reale efficacia e il rispetto delle altre specie, ma sarà sempre e comunque da affiancare a periodici monitoraggi installando nei vigneti le trappole e verificando settimanalmente l’assenza di catture, al fine di stabilire se la concentrazione del feromone emesso sia sufficiente.