La concimazione è una pratica agricola eseguita allo scopo di restituire al terreno le sostanze asportate con le colture e migliorarne le proprietà biologiche, chimiche e fisiche. Buone conoscenze del suolo e del sottosuolo, ottenibili attraverso indagini pedologiche e periodiche analisi del terreno, permettono una concimazione mirata ed efficiente in fase di impianto, allevamento e produzione. Infatti, ogni vigneto rappresenta una realtà unica e la finale dell’uva prodotta è il risultato finale tra l’ambiente, la genetica della pianta e le pratiche agronomiche adottate.
In viticoltura, una volta definite le esigenze, il piano di concimazione prevede due tipologie di fertilizzazione:
–Concimazione minerale: volta a ripristinare la quota di elementi minerali sia nel terreno che nelle viti, equilibrando il loro sviluppo vegeto-produttivo e migliorandone la resistenza a danni fisici, come gelate e siccità, e a malattie;
–Concimazione organica: utile a migliorare le caratteristiche biologiche, chimiche e fisiche del terreno e la nutrizione minerale e idrica delle piante.
Se provvisti di impianto di irrigazione localizzata, detto anche “a goccia”, è possibile dosare in modo ottimale le quantità di fertilizzante altamente solubile.
periodo di applicazione
In base al periodo di applicazione, le concimazioni si dividono in:
–Concimazione di fondo: detta anche di preimpianto, è fondamentale per arricchire gli strati profondi del suolo con sostanza organica ed elementi naturali con funzione di riserva, in quanto alcune sostanze, come fosforo e potassio, vengono trattenuti in superficie dal terreno;
–Concimazione di allevamento: prevede l’uso prevalente di concimi azotati, in particolar modo dal secondo anno, per stimolare la formazione della struttura produttiva della vite;
–Concimazione di produzione: razionalizzazione degli interventi di fertilizzazione su vigneti già impiantati, apportando annualmente, sotto forma di concime minerale e organico, i macro elementi e microelementi necessari, come azoto, potassio e magnesio.
La concimazione può anche essere fogliare, come integrazione a quella del terreno, sfruttando gli elementi in forma totalmente solubile per prevenire carenze, per esempio la clorosi ferrica, nelle zone più sensibili e durante le annate più a rischio. Peraltro, la capacità di correzione delle carenze dei concimi fogliari è limitata dalle minime quantità apportabili col trattamento e richiede, sovente, molteplici applicazioni.
Quantità di concimazione
Riguardo alle quantità di concimi da apportare è opportuno valutarle in funzione della vigoria dei vigneti e delle produzioni ottenute o ricercate, ed alla qualità delle uve.
In provincia di Brescia, anche in relazione all’orientamento qualitativo delle produzioni, è sconsigliato concimare vigneti particolarmente vigorosi, con calibri dei tralci al di sopra del 12/15 mm.
Dove la vigoria e media o bassa è possibile intervenire con concimazioni calibrate in relazione agli obiettivi produttivi richiesti.
I piani di concimazioni redatti con metodo del bilancio sulla base dei disciplinari ammettono concimazioni azotate variabili da 30 a 70 unità di azoto.
Le indicazioni desunte dalla bibliografia (Viticoltura di qualità – Mario Fregoni) indicano apporti di 65 – 76 – 87 unità di azoto per produzioni rispettivamente di 50 – 100- 150 q/ha.
Gli apporti di potassio, devono anch’essi essere gestiti con equilibrio, per evitare carenze nutrizionali, ma anche per evitare forti accumuli con le conseguenti problematiche di precipitazione tartarica o di influenza sul gusto.
In linea di massima la quantità da apportare è pari a circa 1,5 volte gli apporti azotati.
concimazioni autunnali
Le concimazioni autunnali devono essere, invece, gestite in funzione di alcuni fattori, analizzate nel dettaglio nell’articolo dedicato
Innanzitutto, del tempo che intercorre tra la raccolta e la caduta foglie.
Se, infatti è conosciuta una buona attività radicale nel periodo tardo estivo o autunnale, la stessa è molto elevata nel mese di settembre per poi diminuire lentamente nel mese di ottobre per concludersi con la caduta foglie.
Allo stesso tempo lo sviluppi radicale e la capacità di assorbimento sono influenzate dalle condizioni climatiche, ed in particolar modo dalla temperatura dell’aria e del suolo.
In relazione a ciò è chiaro che con vendemmie precoci d’agosto la vite ha ancora molto tempo a disposizione per sviluppare radici e assorbire i nutrienti, mentre con vendemmie effettuate nel mese di ottobre la capacità di accumulo dei nutrienti è molto ridotta.
Per tale motivo la concimazione deve essere calibrata in funzione del periodo di vendemmia e delle condizioni ambientali al momento della distribuzione.
È chiaro che l’uso di concimi dopo la metà di ottobre, con temperature basse o con previsioni di gelate, è sconsigliato.
Negli altri casi è possibile, a 30/40 giorni dalla caduta delle foglie, prima della dormienza invernale, garantire circa 1/3 dell’azoto necessario affinché la pianta reintegri le riserve degli organi legnosi sfruttando l’attività fotosintetica delle foglie, l’umidità del suolo e le temperature autunnali.
Si ricorda che le norme di coltura della vite misura 10 in regione Lombardia non ammettono apporti di azoto dall’allegagione a tutto il periodo autunno invernale.