Rapporto tra gli inerbimenti spontanei e selezionati e gli insetti
Il Consorzio Franciacorta prosegue con la sua attività di ricerca nell’ambito della gestione del vigneto, con un occhio di riguardo al bio, ma le informazioni ottenute possono essere ritenute valide per qualsiasi tipologia di produzione.
In un recente incontro sono stati presentati i risultati di una prova parcellare di inerbimento artificiale con specie nettarifere.
Oltre al testimone sono stati testati inerbimenti monospecifici di alisso, facelia, favino, trifoglio incarnato e grano saraceno.
Nel corso della prova si è rilevato che le nascite di alisso e grano saraceno sono state molto limitate lasciando spazio all’inerbimento spontaneo.
Nell’ambito della copertura del suolo è risultato che l’inerbimento spontaneo ha garantito la maggior copertura al suolo, con una composizione floristica per ma maggior parte di graminacee (65% circa) e solo parzialmente di dicotiledoni (20 %). Tale dato non è sorprendente per via delle maggiore capacità delle monocotiledoni di insediarsi velocemente e di coprire il suolo, limitando lo sviluppo delle altre specie.
L’altra specie in grado di garantire un’ottima copertura è stato il trifoglio incarnato, mentre deludenti sono stati gli altri inerbimenti.
Riguardo alla biodiversità sono stati effettuati rilievi relativi al complesso degli artropodi e dei fitofagi.
I risultati, alquanto variabili nei vari rilievi, hanno dato come chiara indicazione che il picco delle presenze si ottiene in corrispondenza delle fioriture. La fine fioritura, soprattutto negli inerbimenti monofloristici, comporta una forte diminuzione delle presenze, mentre sul lungo periodo, gli inerbimenti spontanei, proprio perché multiflori e con fioriture scalari sono in grado di garantire una maggiore o presenza di fitofagi (vedi tabella seguente facendo riferimento alla tipologia di inerbimento della precedente)
Diretta conseguenza di questa maggiore ospitalità degli inerbimenti spontanei è la presenza non solo della fauna utile ma anche degli insetti parassiti, ininfluenti e dei vettori di alcuni patogeni della vite, peraltro non sempre presenti in quantità statisticamente significativa rispetto agli inerbimenti controllati.
La presenza di alcuni predatori sembra correlata alle specie vegetali come ad esempio gli antocoridi, predatori di acari, afidi, cocciniglie, cicaline, tripidi, ecc., presenti prevalentemente sul trifoglio incarnato, o gli imenotteri braconidi favoriti dagli inerbimenti spontanei.
La presenza degli acari fitoseidi non è stata significativamente modificata dagli inerbimenti.
Sembra quindi confermata la nostra opinione che tende a favorire gli inerbimenti spontanei o l’utilizzo di miscugli selezionati per garantire una maggiore variabilità ambientale: questa tipologia sembra portare anche un maggior rischio, derivante dalla presenza di insetti parassiti o vettori, la cui popolazione è però tenuta sotto controllo dalla presenza degli insetti utili.
L’uso di inerbimenti monospecie da sovescio è, a parer nostro, sconsigliata, per via dei costi gestionali, della necessità di intervenire più volte con mezzi meccanici, e per via del fatto che non facilitano l’insediamento di vero equilibrio naturale.
L’uso può essere consigliato in casi specifici.
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