Prima di avviare una coltivazione o quando le produzioni non raggiungono i risultati desiderati, il primo passo è quello di effettuare delle analisi del suolo per verificare la capacità del nostro suolo di sostenere la coltura.
Il suolo è un serbatoio di elementi nutritivi essenziali per la crescita delle piante, ma la disponibilità degli stessi è influenzata da diversi fattori come la tessitura, la quantità di sostanza organica, il pH o i diversi rapporti tra gli elementi. La conoscenza di queste informazioni consente di operare la scelta della specie o la varietà più adatta per quel tipo di suolo o di effettuare fertilizzazioni mirate per ottimizzare le produzioni (senza sprechi) o correggere eventuali difetti.
Andiamo con ordine, come si preleva il campione di terreno da portare ad analizzare?
Anche in questo caso le variabili sono diverse e serve una certa esperienza per sapere dove e come campionare a seconda della zona e del tipo di coltura con cui si ha a che fare, ma la regola generale dice che sono da effettuare più sub-campioni (a seconda dell’estensione dell’appezzamento e della variabilità del suolo) prelevati dai 30 ai 50 cm di profondità, ovvero nel volume di terreno maggiormente esplorato dalle radici della coltura che si metterà a dimora.
Questi vengono poi uniti a formare un unico campione definitivo di 1-2 kg, così da ridurre notevolmente l’errore di campionamento e avere dei risultati medi quanto più vicini alle reali caratteristiche del terreno.
Una volta ottenute le analisi, come si interpretano?
Il nostro campione di riferimento
Prendiamo per esempio una vera analisi del suolo, riportata nella tabella sottostante, per commentarla insieme e avere parametri di riferimento:
Tessitura del terreno: è rappresentata da particelle che compongono il suolo, e le voci a cui si deve fare riferimento sono lo scheletro (particelle con dimensione superiore ai 2 mm), sabbia (2 – 0,2 mm), Limo (0,02-0,002 mm) e argilla (<0,002 mm). A seconda della percentuale di ogni elemento, il suolo avrà una porosità diversa, influenzando quindi la struttura del terreno.
In particolare i suoli sabbiosi avranno un elevata porosità che porterà ad una scarsa capacità di ritenzione idrica, un elevata presenza di aria e della conseguente capacità di ossidazione a carico della sostanza organica. I suoli argillosi avranno un’ottima capacità di trattenere acqua ed elementi nutritivi, ma saranno tendenzialmente asfittici e difficile da lavorare.
Esistono, poi, innumerevoli gradazioni determinate dai differenti rapporti tra gli elementi e dalla presenza di sostanza organica.
PH: questo valore indica la concentrazione di ioni idrogeno (H+) nella soluzione circolante, influenzando l’attività dei microrganismi, la disponibilità degli elementi nutritivi e la capacità delle diverse specie vegetali di poter crescere in quel terreno.
Avremo quindi suoli acidi (< 5.5), sub-acidi (5.5 – 6.5), neutri (6.5 – 7.5), sub-alcalini (7.5 – 8.5) e alcalini (> 8.5).
Nel nostro caso quindi siamo in una situazione di sub-alcalinità.
Qui di seguito una tabella riassuntiva della disponibilità dei macro e micronutrienti a seconda del pH.
Calcare: Si divide in calcare totale e calcare attivo.
Per calcare totale di intende la parte di carbonati di calcio, magnesio e sodio che costituiscono il terreno, mentre il calcare attivo è la parte del calcare totale più attiva nelle reazioni del suolo, che se in eccesso, può influenzare negativamente gli scambi di elementi nutritivi.
Il nostro campione di suolo ricade quindi in una situazione di estrema presenza di calcare, sia totale che attivo, e questo può compromettere notevolmente l’assorbimento dei nutrienti, ed in particolare del ferro. In tali condizioni è necessario valutare attentamente la coltura da mettere a dimora o, eventualmente, usare portainnesti, con una minore sensibilità a questa condizione.
Sostanza organica (SO): rappresenta la frazione organica (quindi non minerale) del suolo. È una delle componenti più importanti grazie alla sua caratteristica di aumentare la fertilità generale del suolo, migliorando la struttura, la biodiversità microbica e la capacità di trattenere gli elementi nutritivi.
Nei suoli naturali raggiunge anche i 10 punti percentuale ma nei suoli agrari, a causa delle periodiche esportazioni di biomassa e delle frequenti lavorazioni, viene facilmente mineralizzata. Di solito è limitata agli strati esplorati dalle radici e si accumula maggiormente negli strati superficiali. Nei suoli particolarmente poveri è opportuno intervenire con concimazioni organiche a base di letame. Il contenuto di SO nel nostro campione è tra lo scarso e il medio.
Macro e meso elementi: all’interno di questo gruppo abbiamo tutti quegli elementi che la pianta assorbe in maggiore quantità per soddisfare il proprio fabbisogno, principalmente azoto, fosforo e potassio e in seconda battuta il calcio e il magnesio.
Nelle seguenti tabelle sono indicati i parametri per valutare la dotazione del suolo, che però dovrà essere correlata alla specie coltivata. Ad esempio la vite a esigenze in fosforo molto limitate al punto che non evidenzia carenze anche nei suoli più poveri, mentre ha elevate necessità in potassio, e può evidenziare carenze in suoli molto ricchi dell’elemento, in funzione delle capacità radicale di esplorare un volume sufficiente alle necessità o alla capacità di assorbire l’elemento in conseguenza del tenore idrico.
Nel campione esaminato la disponibilità di azoto è media, mentre si ha un tenore scarso di fosforo assimilabile e ricco in potassio, magnesio e calcio.
Capacità di scambio cationico (CSC): è un valore derivato dai precedenti, ovvero dal tenore di argilla e di sostanza organica, che va a indicare la capacità di assorbimento e scambio dei cationi. Il terreno analizzato ha un’alta capacità di scambio cationico.
C/N: il rapporto carbonio-azoto individua il rapporto fra questi elementi e indica il comportamento della sostanza organica nel suolo. Con valori compresi tra 9 e 11 si ha una corretta evoluzione della sostanza organica, mentre con valori inferiori a 9 la sostanza organica viene degradata più velocemente, ed infine, con valori superiori a 11 si evidenziano sintomi di una carenza d’azoto. Non a caso il basso valore delle nostre analisi può essere collegato alla scarsa dotazione di azoto.
Mg/K: Alcuni elementi possono entrare in competizione nell’assorbimento da parte della pianta, come per essere il magnesio e il potassio. Valori compresi tra 2 e 5 indicano quantità equilibrate, valori inferiori a 2 possono portare a una difficoltà di assorbimento del Mg, viceversa valori superiori a 5 a una carenza di potassio.
Possono essere, inoltre, ricercati altri parametri come la salinità, i microelementi e i metalli pesanti: si tratta di ricerche che esulano dall’analisi standard che possono effettuate in condizioni particolari come, ad esempio, suoli inquinati o in prossimità del mare.
Una volta definita la condizione del terreno possono essere effettuate delle correzioni che possono consistere in semplici concimazioni per risolvere le carenze, o concimazioni organiche con del letame per aumentare la porosità del suolo, fino a casi estremi come la correzione del pH. Prendendo nuovamente come esempio i risultati della nostra analisi potremmo consigliare una letamazione abbondante per riportare in equilibrio il rapporto C/N e apportare dell’azoto, con la possibilità di aggiungere del concime minerale semplice a base di fosforo.