Una coltivazione di successo ed un prodotto di qualità sono il risultato di una combinazione di molteplici fattori, tra i quali vi è certamente il buono stato fisiologico della pianta. È dunque fondamentale determinare il corretto stato nutrizionale delle vigne.
Una prima valutazione può essere effettuata mediante diagnosi visiva, osservando la presenza di eventuali sintomi che indichino squilibri nutrizionali. Tali sintomi possono manifestarsi:
- su parti della pianta,
- a carico delle foglie apicali, quindi più giovani, o su quelle più mature o senescenti;
- su tutta la lamina fogliare, in aree circoscritte o solo tra le nervature.
Le alterazioni possono interessare la conformazione della foglia e, da ultimo, possono presentarsi come variazioni del colore della foglia stessa, con aree clorotiche (decolorazioni) o necrotiche (disseccamenti conseguenti alla degenerazione dei tessuti).
Entriamo ora nel dettaglio delle sintomatologie specifiche legate alla carenza di alcuni elementi.
Più frequenti nei nostri areali, sono modificazioni relative agli elementi magnesio, potassio e ferro che si manifestano come ingiallimenti, arrossamenti, che possono coinvolgere le nervature fogliari, creando spesso vere e proprie macchie.
La carenza di magnesio è frequentemente collegata anche al disseccamento del rachide, con perdita di produzione ed è diffusa su marzemino e cabernet. La scarsità dell’elemento comporta anche una riduzione dell’attività fotosintetica della pianta ed un agostamento incompleto (maturazione dei tralci). Tale alterazione è spesso legata a suoli acidi e ad annate particolarmente fredde, con frequenti precipitazioni. La maggior disponibilità di acqua, infatti, aumenta l’assorbimento da parte della pianta di potassio, elemento antagonista del magnesio.
Carenze di potassio si evidenziano, invece, come ingiallimenti o arrossamenti, che si localizzano sui lembi fogliari, assumendo la tipica caratteristica “traslucida”. Al contrario della carenza di magnesio, quella relativa al potassio è maggiormente riscontrabile in annate secche ed in presenza di suoli con scarsa dotazione di argilla. La scarsa disponibilità dell’elemento comporta rilevanti conseguenze non solo a livello nutritivo: il principale danno è la colatura fiorale, con il disseccamento del grappolo, in epoca di fine fioritura/post fioritura. In relazione a ciò è fondamentale rilevare eventuali sintomi di carenza potassica in prefioritura, intervenendo tempestivamente con concimazioni potassiche fogliari, in modo da limitare il fenomeno ed il relativo calo produttivo.
Inoltre, le piante carenti di potassio mostrano anche una maggiore sensibilità ad attacchi botritici, un disequilibrio alla maturazione dei frutti, uno sviluppo della pianta stentato e ripercussioni sulla qualità del vino.
La carenza di potassio è molto più evidente nei vigneti o sulle vigne giovani, probabilmente a causa della scarsa capacità di esplorazione del suolo da parte degli apparati radicali. In età adulta le piante diventano meno soggette alla carenza che può esprimersi in caso di suoli con scarso contenuto dell’elemento, in suoli con terreni costipati e in annate con andamenti climatici sfavorevoli all’assorbimento.
Le concimazioni fogliari prime sono in grado di contenere gli effetti di una carenza lieve, ma quasi mai sono sufficienti rispetto alle condizioni più gravi. In questi ultimi casi è bene intervenire con concimazioni al terreno, sia autunnali che primaverili, in quantità utili a ripristinare un contenuto di potassio idoneo. La distribuzione ideale presuppone l’uso di attrezzature utili ad interrare il concime poiché, trattandosi di un elemento a scarsa mobilità, la distribuzione superficiale non sempre da effetti a breve termine.
È bene non eccedere negli apporti poiché, in relazione alla potassofilità della vite, la pianta potrebbe andare in eccesso di assorbimento accumulando l’elemento nelle riserve degli organi legnosi, ma soprattutto arricchendo in modo eccessivo il grappolo in maturazione. L’eccesso di potassio nei mosti determina una forte riduzione delle acidità, un innalzamento del pH e un sapore amaro nei vini.
Dalle nostre ‘pillole di viticoltura’ il processo della carenza di potassio sulla vite
L’insufficiente assorbimento di ferro da parte della vite, si manifesta principalmente con ingiallimenti internervali che interessano gli apici della pianta e le giovani foglie apicali. La variazione di colorazione riguarda principalmente gli spazi internervali, mentre le nervature principali della foglia restano verdi. Nei casi più gravi può comportare rachitismo della pianta, colatura dei fiori e perdita di produzione. Si sottolinea che, carenze del minerale, possono essere aggravate da determinate pratiche agronomiche, come lavorazioni frequenti del suolo ed eccessivi apporti azotati nel corso delle concimazioni. Nei suoli più clorosanti è bene utilizzare portainnesti in grado di assorbire con maggiore efficacia il ferro. Anche in questo caso la carenza è più evidente nel corso dei primi anni di vita della pianta e le concimazioni possono essere fogliari o mediante interventi al piede. Gli apporti alla chioma sono utili a risolvere le problematiche più lievi, mentre nei casi più gravi è opportuno intervire con apporti al suolo mediante l’uso del palo iniettore. Questa tipologia di intervento è estremamente efficace e porta alla remissione dei sintomi in pochi giorni, e le piante trattata non mostrano più alterazioni per molti anni a venire.
Quelle descritte sono le principali problematiche riscontrabili nei nostri areali, ma vi sono anche altre carenze che possono manifestarsi:
- azoto e zolfo, riscontrabili come ingiallimenti uniformi su foglie vecchie;
- calcio, boro e rame, si manifestano con disseccamenti o ingiallimenti fogliari;
- boro, zinco e molibdeno, indicate da deformazioni, ispessimenti o riduzioni della grandezza delle foglie;
- manganese, boro e cloro, evidenziati da disseccamento e/o bronzature fogliari.
Qualora i sintomi non siano ben leggibili dall’analisi visiva è possibile effettuare una analisi del suolo, non sempre risolutiva per via delle possibili carenze di assorbimento degli elementi determinate dai portainnesti, o un’analisi fogliare.