ACCESSORI IMPIANTO VIGNETO A SPALLIERA
Quando si tratta di dover allestire un impianto si è sempre indecisi nella scelta dei materiali, per via delle caratteristiche tecniche non sempre ben chiare e dei prezzi anche molto diversi.
In questo articolo vogliamo approfondire i materiali e le loro peculiarità, per consentire una scelta consapevole.
FILI
Comunemente si impiegano fili in acciaio inox o zincati o in lega zinco-alluminio.
Il pregio dell’acciaio inox è la maggior resistenza all’ossidazione e alla corrosione, principalmente grazie alla presenza di cromo e/o nichel nella lega. È un filo la cui durata è maggiore della vita dell’impianto e possiede il pregio di avere un basso allungamento (2-3%), limitando gli interventi di tesatura dell’impianto.
Riguardo ai i fili zincati, è il processo di zincatura che influenza la durata del filo ed in commercio si trovano, ad esempio, fili a tripla zincatura, più durevoli rispetto a fili con zincatura standard (circa il 20% in più). L’allungamento in entrambi i casi è di circa il 20%.
I fili in zinco-alluminio, invece, sono generalmente prodotti con leghe al 90-95% di zinco e al 5-10% di alluminio. Durano fino al 50% in più di fili zincati e si differenziano per la percentuale di allungamento, che può essere del 3-6% o dell’8-12%.
Oltre a queste caratteristiche, chiaramente, vanno valutate le seguenti proprietà:
- Diametro del filo
- Sviluppo (metri di filo per Kg di prodotto)
- Carico di rottura (N/mm2)
Ad esempio, un simile carico di rottura si potrebbe avere con un filo di acciaio inox di 1,2 mm di diametro o un filo zinco-alluminio di 1,8 mm o un filo zincato di 2,4 mm, con la differenza che, sempre per esempio, 1Kg di prodotto copre 112 metri nel caso dell’acciaio inox da 1,2 mm o 28 metri nel caso del filo zincato da 2,4 mm. Logicamente per il filo di banchina o i fili portanti va scelto un determinato diametro (es: acciaio inox 2 mm), mentre per le coppie di fili deputati al contenimento dei tralci sono sufficienti un diametro e quindi un carico di rottura inferiori (es: acciaio inox 1,4 mm).
Nei sistemi a spalliera il numero di fili inseriti in vigneto è assai diverso in funzione della gestione. Nella forma base si possono usare 4 fili, uno per la banchina e tre per il sostegno posizionati ogni 30/40 cm.
Nel caso si opti per un archetto o per un guyot leggermente piegato è necessario installare un filo 20 cm sopra alla banchina, come appoggio della curva.
Un numero limitato di fili è adeguato nel caso delle varietà a sviluppo verticale e con un elevato numero di viticci. Nel caso di varietà con vegetazione che tende a prostrarsi o con un basso numero di viticci è necessario aumentare il numero di fili per sostituire, almeno parzialmente, le operazioni manuali di pettinatura e legatura del tralcio erbaceo dell’anno al filo di sostegno.
Nel caso di legatura meccanica il sostegno fisso è integrato da fili in materiale plastico che devono essere poi rimossi a fine stagione. Ricordiamo che tale tipologia di intervento tende a formare fasci di vegetazione con conseguente affastellamento della vegetazione e possibili ripercussioni negative nel corso della maturazione dell’uva.
Il posizionamento di coppie di fili al di sopra del filo di banchina consente, attraverso la gestione degli stessi con sistemi di apertura/chiusura o abbassamento/innalzamento, una più agevole gestione della vegetazione, con una sensibile riduzione della manodopera.
TUTORI
I tutori servono come sostegno per le viti nei primi anni di vita, sia come supporto per la vegetazione che come punto di appoggio e di resistenza per i tastatori delle attrezzature per la lavorazione sottofila.
Per gli impianti a spalliera con filo di banchina tra gli 80 e 100 cm si impiegano, comunemente, tutori in ferro di altezza (100-130 cm) e diametro (da 5 a 12 mm) variabili. La nervatura della superficie consente una miglior franchezza del filo agganciato e quindi una miglior stabilità. L’inconveniente dei tutori in ferro è che la ruggine potrebbe intaccare il filo, ma esistono anche tutori zincati che permettono di superare questa problematica. Trovano impiego, seppur minoritario, anche tutori in legno (castagno/robinia), bambù e materiale plastico.
Un tutore ben solido ovvero infisso nel terreno per almeno 20 cm e di adeguato calibro, almeno 10 mm, offre un elevata resistenza agli urti dei tastatori e delle macchine attrezzi, consentendo una maggiore resistenza anche della pianta appoggiata. Queste tipologie si adattano quindi ai metodi di conduzione con lavorazione sottofila, come ad esempio nel biologico.
Se, invece, il controllo delle infestanti sottofila è fatto chimicamente, è possibile adottare sostegni meno robusti, come tondini in ferro di calibro inferiore, tutori tondi in lamiera piegata, o tutori in legno.
Dopo che la vigna ha raggiunto la forma adulta e adeguata dimensione le funzioni del tutore vengono meno, almeno per la parte di sostegno, ma aumentano la resistenza delle piante agli urti di macchine e attrezzi.
I tutori in bambù o plastica esplicano la loro azione per i primi anni, essendo poi soggetti a degradazione: il vantaggio del primo materiale è che può essere trincato, mentre il secondo deve essere raccolto, per evitare di trovarsi con molta plastica nel campo.
L’affrancamento al filo di banchina avviene per mezzo dei ganci blocca tutore che, ancora una volta, possono essere realizzati nelle differenti leghe già discusse per i fili e quindi possedere una differente durata e resistenza all’ossidazione e alla corrosione.
Se è disponibile un filo dedicato al sostegno della manichetta dell’irrigazione è possibile agganciare il tutore a questo, lasciando più libera la testa di salice e avendo minor impedimento nel corso della potatura. In questo caso il filo di banchina risulta meno supportato e deve essere tesato in modo più continuo, per garantire il sostegno alla banchina.
SISTEMI DI TENSIONAMENTO
A seconda del tipo di impianto ci sono diverse soluzioni per il tensionamento dei fili, siano essi fili portanti o coppie di fili per il contenimento della vegetazione. Comunemente si impiegano rullini, rocchetti, gripple, catenelle e ammortizzatori.
- Rullini: si possono impiegare sui pali di testata, inseriti su appositi collari o direttamente inseriti nei fori del palo e mediante l’impiego di chiavi opposite si possono far ruotare per tendere il filo e poi bloccarlo.
- Rocchetti: sono applicabili in qualsiasi punto lungo il filare e principalmente possono essere a “stella”, “artiglio”, “girasole” o “grillo”. Ruotando i rocchetti il filo si tende fino alla tensione desiderata e a seconda della tipologia di rocchetto il bloccaggio può avvenire con sistema apposito (molle e spinotti) o essere del tipo autobloccante. Il rocchetto della tipologia “grillo”, ha il pregio di poter essere applicato facilmente e rapidamente appoggiandosi e iniziando a ruotarlo sul filo. L’autobloccaggio avviene di mezzo giro in mezzo giro sfruttando la conformazione.
- Gripple: agisce come un cricchetto, pertanto una volta che un capo del filo viene inserito nel foro del gripple stesso, questo potrà essere tirato in una sola direzione, senza che torni indietro. I gripple si impiegano comunemente per giuntare dei fili di contenimento tagliati, inserendo i due capi in ognuno dei due fori presenti e tensionando con apposita pinza. I gripple presentano anche un foro dove inserire una chiave/filo rigido che consenta la loro apertura e quindi la fuoriuscita del filo. Tuttavia, si possono impiegare anche sui pali di testata per il tensionamento dei fili portanti, ma anche sulle funi di ancoraggio.
- Catenelle: in questo caso si impiegano per il tensionamento delle coppie di fili di contenimento. Le catenelle sono poste alle estremità dei fili e si agganciano ad appositi chiodi/forcelle/collari posti sul palo di testata. Agganciando i fili su maglie diverse della catena ne aumento o allento la tensione, consentendo una mobilità dei fili e la conseguente gestione delle degli stessi nel corso della crescita della vegetazione.
- Ammortizzatori: in alcuni impianti sui pali di testata vengono applicati degli ammortizzatori a molla che da un lato sono agganciati alla testata e sul lato opposto portano un rullino o un sistema tipo gripple, con i due fori entro i quali vengono ospitati e messi in tensione i due fili di contenimento. In questo caso si sfruttano anche gli intagli/asole dei pali interfilare per alzare o abbassare i punti di aggancio dei fili e quindi lo spostamento del punto di aggancio aumenta o diminuisce ulteriormente la tensione provocando una contrazione o un allentamento della molla in testata, che scarica la forza. In alcuni sistemi ogni filo ha il suo ammortizzatore e questo sistema può essere applicato anche ai fili portanti.
SISTEMI DI ANCORAGGIO
Il sistema di ancoraggio dell’impianto è fondamentale e deve permettere a pali e fili di permanere nella corretta tensione e di garantire la stabilità dei filari nel tempo, resistendo alle diverse sollecitazioni. Gli ancoraggi comunemente hanno una base in cemento o un’elica, cui segue un tirante/asta in genere di 90-120 cm, che termina con un anello, che è la parte non sommersa del sistema. L’anello è importante che stia ad almeno 100 cm dal piede del palo di testata per consentire un’adeguata angolazione della fune di ancoraggio. Le piastre in cemento vanno necessariamente interrate con un escavatore, mentre per le eliche è sufficiente un sistema avvitante. Esiste anche un tipo di ancoraggio a picchetto che ha il pregio di semplificare ulteriormente l’installazione.
La piastra in cemento chiaramente è la più portante ed è consigliata nel caso in cui si lavori in pendenza o con filari molto lunghi.
Indipendentemente dal sistema scelto, una volta che piastra in cemento, elica o picchetto sono infissi nel terreno, nell’asola del tirante/asta si fa passare la fune di ancoraggio che viene legata nella parte alta e poi nella parte medio-bassa del palo di testata o legata solamente in un unico punto a metà altezza circa della testata. La fune, pertanto, collega il palo di testata all’asola dell’ancora. Le funi generalmente vanno dai 3 ai 5 m di lunghezza e, come indicato per i fili, le caratteristiche tecniche sono legate al materiale di cui sono costituite. Le funi vengono poi tese con uno dei sistemi già descritti.
GESTIONE DEI FILI DI CONTENIMENTO
- Distanziatori: le coppie di fili per il contenimento dei tralci devono avere una gestione il più possibile rapida e semplificata. Comunemente ai pali si applicano i distanziatori a molla, che si differenziano a seconda del tipo di palo interfilare (ferro, cemento o legno) e che facilitano la chiusura delle coppie di fili una volta conclusa la palizzatura dei tralci e la loro riapertura a fine stagione. I distanziatori a molla per questo motivo sono definiti “mobili”. Vi sono anche dei distanziatori fissi o mensole che si applicano ai pali mediante cavallotti e dadi di bloccaggio e che presentano delle asole entro cui far correre i fili di contenimento. Queste asole sono a distanza prefissata ed in genere si hanno da 1 a 4 possibilità di aggancio, a distanza crescente. Le asole generalmente sono strutturate in modo da consentire un autobloccaggio dei fili.
- Ganci di avvicinamento: per mantenere ben compatta la parete di vegetazione quasi sempre non è sufficiente la sola chiusura dei distanziatori. Si rende necessario anche l’impiego dei ganci di avvicinamento, applicati tra un palo interfilare ed il successivo che, agganciando in modo rigido i due fili, consentono un loro avvicinamento. I materiali costruttivi variano dalla plastica, al legno all’acciaio. Il vantaggio dei ganci in fibra di legno è la loro biodegradabilità.
GANCI, CHIODI, CAMBRETTE E ANCORETTE
- Ganci blocca tralcio: ne esistono di diversa tipologia e conformazione e consentono di legare il tralcio al filo. Sono di facile inserimento sul filo di banchina e una volta agganciati rimangono attaccati per utilizzi successivi negli anni.
- Ganci blocca filo: per tenere il filo a ridosso dei pali di cemento.
- Chiodi distanziatori: per tenere bloccate le coppie di fili sui pali in legno.
- Chiodi per catenelle: per agganciare le catenelle.
- Cambrette: per il fissaggio dei fili su pali in legno. Sono a forma di U ed arpionate, per una miglior infissione.
- Ancorette: generalmente in caucciù, elastiche, consentono di legare il ceppo o i tralci in modo rapido.