Come abbiamo già anticipato in un precedente articolo (gestione infestanti in autunno), per il contenimento delle malerbe più difficili, come convolvolo e gramigna, è necessario ricorrere a interventi mirati da eseguire prima che le piante entrino in riposo vegetativo.
Per il controllo delle infestanti nel periodo primaverile-estivo si possono utilizzare differenti strategie, anche combinate, in funzione della tipologia di produzione (convenzionale, integrata, biologica) o dell’impostazione aziendale.
Negli areali del nord Italia la gestione del suolo in un vigneto in produzione è solitamente con l’inerbimento dell’interfilare, mentre sulla fila è possibile contenere le malerbe mediante lavorazione, diserbo e sfalcio.
La presenza dell’inerbimento nell’interfilare garantisce la carrabilità dei vigneti anche in condizioni di pioggia ma, soprattutto con l’andamento climatico asciutto, può divenire un forte competitore per le risorse idriche, soprattutto nei vigneti non irrigui.
La lavorazione meccanica è sicuramente uno dei principali strumenti operativi e l’unico nel caso di un’azienda biologica. Viene solitamente effettuata sulla fila, oltre che per il controllo delle infestanti, anche per l’interramento dei concimi o della sostanza organica e per l’arieggiamento del suolo.
Esistono attrezzi di diverso tipo che, a seconda della lavorazione desiderata, possono essere a vomere, a coltello, a fresa, a dischi concavi, ad erpice rotante e altro ancora. I porta attrezzi possono essere dotati di dispositivi scansaceppi che permettono di eseguire al meglio l’operazione, senza danneggiare le vigne. In termini generali alle operazioni meccaniche è sempre associato un certo grado di danno, originato da differenti fattori, come la specializzazione dell’operatore, la complessità della macchina (monofila – doppia fila), la disposizione del vigneto (in piano o in pendenza), la verticalità dei ceppi o la presenza di radici superficiali.
Le attrezzature in grado di ribaltare una fetta di terreno (vomeri scalzatori, frese) garantiscono una maggiore efficacia dell’intervento, che però richiede maggior tempo, a causa della bassa velocità operativa, e comporta un maggior rischio di danneggiare i ceppi.
Gli attrezzi che effettuano una lavorazione superficiale senza ribaltamento della fetta (lame, Rollhacke, Fingerhacke) soprattutto in presenza di suoli umidi o periodi piovosi sono meno efficaci, poiché le infestanti non completamente colpite possono radicare nuovamente. Queste attrezzature devono essere utilizzate durante le prime fasi di sviluppo delle infestanti per essere pienamente efficaci, poiché su malerbe ben radicate e accestite l’azione meccanica è inadeguata.
Una strategia standard può essere quindi composta da una rincalzatura nel periodo autunnale seguita da una scalzatura primaverile e, successivamente, da 2 o 3 lavorazioni a seconda dell’andamento stagionale e del tipo di malerbe presenti.
Le lavorazioni meccaniche hanno il difetto di non riuscire a contenere efficacemente le infestanti in prossimità dei ceppi o dei pali o di danneggiare le vigne, creando delle possibili vie d’ingresso per il mal dell’esca.
Il contenimento dello sviluppo dell’inerbimento può essere eseguito anche mediante sfalcio e, ad esempio, alcuni modelli di trinciaerba possono essere dotati di un disco con lama rotante retraibile, per sfalciare contemporaneamente anche il sottofila.
Tra i macchinari che possono aiutare alla pulizia della fila vi è anche la spollonatrice che, oltre a rimuovere i polloni improduttivi delle vigne attraverso i flagelli rotanti in plastica, elimina anche le malerbe spontanee.
Sul mercato esistono molte alternative altrettanto efficaci come: il pirodiserbo, che sfrutta una fiamma libera per eliminare le malerbe; la schiuma calda, che attraverso il calore contenuto nelle bolle denatura le proteine dell’infestante o il diserbo con getti d’acqua ad alta pressione (fino a 1000 bar). Tali attrezzature non sono ancora molto utilizzate a causa di un costo ad ettaro molto elevato.
In alternativa, è possibile effettuare il controllo mediante trattamento erbicida: in questo caso l’identificazione dell’infestante è essenziale per poter scegliere la sostanza attiva più efficace.
In base alla durata del ciclo biologico avremo quindi:
– Infestanti annuali e biennali che si riproducono per seme. Su queste malerbe sono molto efficaci gli erbicidi residuali, altrimenti detti antigerminello, che agiscono al momento della germinazione o allo stadio di plantula. In alternativa i diserbanti di contatto sono spesso risolutivi, considerando che la pianta non possiede un fusto sotterraneo capace di produrre nuovi germogli. In linea di massima l’intervento risulta più efficace se la distribuzione è eseguita preventivamente su terreno nudo e prima di una pioggia.
– Infestanti perenni in grado di propagarsi principalmente grazie a strutture di riproduzione vegetativa come rizomi, bulbi, tuberi, ecc. In questo caso è necessario ricorrere a diserbanti ad azione sistematica (come il glifosate), che traslocati anche negli organi sotterranei, riescono ad eliminarli efficacemente.
È bene ricordare che, anche in questo caso, l’efficacia del contenimento deriva della tempestività dell’intervento. Su infestanti adulte e molto sviluppate la capacità di contenimento si riduce di molto, a meno di usare dosi molto elevate.
Sicuramente la strategia con erbicidi è nettamente più economica rispetto alle lavorazioni meccaniche, soprattutto per quanto riguarda le ore di lavoro a ettaro, a fronte però di un elevato utilizzo di chimica, con tutte le considerazioni del caso.
Per le aziende che aderiscono alle misure agroambientali vi sono, inoltre, diverse limitazioni di impiego per gli erbicidi. Ad esempio, il disciplinare di Regione Lombardia 2023 ammette interventi localizzati in bande lungo la fila, con inerbimento permanente dell’interfilare. La larghezza della banda non deve superare il 30% della superficie per il glifosate e per le sostanze attive residuali (oxifluorfen, pendimetalin, diflufenican, propizamide). Per tutte le altre sostanze attive la superficie massima diserbabile non può superare il 50% (salvo indicazioni più restrittive in etichetta).
Il limite massimo di 9 litri/ettaro anno di glifosate da disciplinare, in forma localizzata sul 30% della superficie, si trasforma pertanto nell’impiego di 2,7 l/ha anno e in 1,8 l/ha anno qualora su vigneti in produzione si impieghino anche dei residuali. Per chi non aderisce a misure agroambientali occorre in ogni caso osservare le limitazioni previste dal PAR della Regione Lombardia, in vigore dal primo gennaio 2022, adottato con D.g.r. del 29 dicembre 2021 – n. XI/5836 – Linee guida per l’attuazione in Lombardia del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Per quanto riguarda la sostanza attiva glifosate, annualmente ne è ammesso l’utilizzo al massimo sul 50% della SAU aziendale.
Qui di seguito riportiamo una tabella riassuntiva sugli erbicidi presenti in commercio e la relativa infestante che può essere controllata.