I Giallumi della vite (dall’inglese Grapevine Yellows) sono malattie dovute a fitoplasmi, organismi unicellulari con un diametro medio non superiore al micron, simili ai batteri ma privi di parete cellulare e quindi incapaci di condurre vita autonoma al di fuori della pianta o del suo vettore.
Due sono le malattie che, nel corso degli anni, hanno assunto grande importanza per la loro dannosità: la flavescenza dorata (FD), il cui agente patogeno è il Candidatus Phytoplasma vitis, e il Legno nero (BN), causato da Candidatus Phytoplasma solani. Entrambi comportano gli stessi sintomi, solo la diagnosi di laboratorio mediante metodi molecolari è in grado di differenziare i vari giallumi, ma ciascuno di essi si caratterizza per un diverso comportamento epidemico.
Già dalla sua prima comparsa in Francia, negli anni 50, la Flavescenza dorata ha destato le maggiori preoccupazioni, dimostrandosi estremamente virulenta, non a caso è compresa tra le malattie da quarantena dall’Unione Europea. Il Legno nero è stato invece considerato una malattia non preoccupante vista la sua lenta diffusione; nonostante ciò risulta una malattia in continua espansione non solo in Italia, ma anche in Europa e in altri continenti.
Le viti colpite da questi patogeni presentano sintomi di varia intensità, che vanno da lievi alterazioni cromatiche, circoscritte a poche foglie di alcuni tralci, fino a forme molto gravi, caratterizzate da deperimenti estesi, i quali possono portare la pianta alla morte.
Le foglie ammalate presentano un caratteristico arricciamento dei margini fogliari verso il basso e un’intensa e difforme colorazione della lamina, che varia dal giallo vivo, per le varietà a uva bianca, al rosso intenso e vivace nelle varietà a bacca nera, mostrando in entrambi i casi una particolare lucentezza con riflessi metallici.
I tralci colpiti per lo più non lignificano o lo fanno solo parzialmente, assumono una consistenza gommosa accompagnata a volte da uno sviluppo “a zigzag” e la presenza di pustole oleose di colore nero.
Per quanto riguarda i grappoli possono andare incontro ad atrofizzazione e appassimento delle infiorescenze, aborto dei fiori, disseccamento dei raspi e/o avvizzimento degli acini, compromettendo pesantemente le rese produttive.
Nella maggioranza dei casi, la manifestazione dei sintomi avviene a partire dalla fase di allegagione degli acini e aumenta progressivamente con l’avanzare della stagione vegetativa, con il picco in corrispondenza della maturazione dell’uva.
La trasmissione in campo della malattia avviene essenzialmente mediante materiale di propagazione infetto e insetti vettori: il patogeno della Flavescenza dorata viene trasmesso principalmente dalla cicalina Scaphoideus titanus, che svolgendo l’intero ciclo biologico sulla vite, trasmettendo direttamente il fitoplasma spostandosi da viti infette a quelle sane; mentre il vettore del Legno nero è la cicalina Hyalesthes obsoletus che trasmette il patogeno anche per via indiretta, ovvero con il passaggio da piante erbacee e spontanee infette a piante di vite.
Attualmente non è possibile alcuna lotta diretta contro i fitoplasmi, quindi le uniche armi efficaci a nostra disposizione sono l’eliminazione delle piante ammalate, e la lotta ai vettori e alle eventuali piante ospiti.
Anzitutto è fondamentale utilizzare materiali di moltiplicazione e barbatelle prodotte in condizioni di sicurezza sanitaria, caratteristiche garantite dal passaporto fitosanitario, che attesta l’assenza della malattia durante le fasi di propagazione e di moltiplicazione.
In secondo luogo, è importante monitorare i vigneti per verificarne la presenza, facendo frequenti ispezioni in campo durante tutta la stagione vegetativa e rimuovendo tempestivamente tutte le viti infette.
Per quanto riguarda invece gli interventi insetticidi contro S. titanus, la loro efficacia è legata soprattutto alle strategie adottate sull’intero territorio, così da evitare fenomeni di migrazioni, motivo per cui, per le aree già colpite da FD, vige l’obbligo di almeno un trattamento all’anno contro questo vettore. Parlando invece del vettore del legno nero, poco o nulla si può fare contro H. obsoletus non vivendo abitualmente su vite.
Infine anche la cura del cotico erboso nel vigneto e nelle aree adiacenti può risultare efficace nel limitare la diffusione del patogeno, dal momento in cui molte erbe spontanee sono in grado di ospitare i fitoplasmi e i loro principali vettori.
Per approfondire l’argomento, si legga la nostra sintesi dei risultati del primo anno di sperimentazione del progetto “Indagini epidemiologiche dei giallumi della vite per un contenimento sostenibile di Flavescenza dorata e Legno nero in Franciacorta”, promosso dal Consorzio Franciacorta.