Per il controllo delle infestanti in ambiente urbano è necessario adottare un approccio integrato al fine di garantire la tutela della salute pubblica e di consentire un’adeguata gestione delle malerbe.
Le infestanti hanno la capacità di svilupparsi anche nelle aree più inospitali, come ad esempio le crepe delle pavimentazioni stradali o dei marciapiedi, determinando nel tempo un deterioramento degli asfalti ed un conseguente rischio per la circolazione dei mezzi e delle persone. Questa problematica si riscontra nel caso di pavimentazioni asfaltate, in ghiaia e in conglomerato cementizio, dove crepe e punti di discontinuità della superficie portano all’accumulo di materiale organico e alla successiva crescita di infestanti il cui apparato radicale rimane vitale.
Il controllo delle infestanti con mezzi meccanici (tagliaerba decespugliatori, etc) è pressoché impossibile, poiché non riescono ad incidere significativamente il colletto e l’apparato radicale, per cui ad un taglio consegue sempre, in pochi giorni, un ricaccio.
Però, le norme nazionali (PAN) e quelle regionali (PAR) impongono dei limiti e dei vincoli all’uso erbicidi sia sulle strade che nelle zone frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, come ad esempio le zone frequentate da bambini, le donne in stato interessante, dagli anziani, i lavoratori e i residenti fortemente esposti ai pesticidi sul lungo periodo. Il PAR, inoltre, prevede limitazioni sull’impiego della sostanza attiva glifosate, consentendola se l’Ente preposto al diserbo sia dotato di un “Piano di utilizzo”.
Tra gli obiettivi che la norma si prefigge vi è anche la salvaguardia dell’ambiente acquatico e delle acque potabili, la conservazione della biodiversità e la tutela degli ecosistemi, escludendo o limitando tutte le molecole più pericolose (es: cancerogene, mutagene, pericolose per l’ambiente acquatico, ecc…) e con determinate indicazioni di pericolo, o adottando precauzioni d’uso per limitare l’inquinamento (ugelli antideriva, coadiuvanti di trattamento, campane antideriva, copertura degli inghiottitoi, ecc…).
Per questo è necessario definire una zonizzazione del territorio urbano, ricorrendo a mezzi meccanici e fisici in tutte quelle aree frequentate dai gruppi più vulnerabili, con tecniche e periodi d’intervento che facilitino un’elevata efficacia del contenimento.
il piano del diserbo
Per le altre aree è possibile adottare un Piano del Diserbo, redatto da un Consulente abilitato che dovrà dettagliare:
- le aree di intervento;
- le infestanti per cui sono previsti gli interventi;
- le epoche di intervento;
- la modalità di distribuzione;
- le formulazioni commerciali da utilizzare;
- le dosi di intervento;
- il n° complessivo di trattamenti previsti;
- la registrazione degli interventi.
Un piano ben costruito deve partire dalla definizione della composizione floristica delle malerbe, per poter effettuare trattamenti di controllo nel periodo di maggior sensibilità delle infestanti.
Alcune specie, come ad esempio gramigna, hanno un ciclo vegetativo ritardato e non sono colpite dagli interventi precoci, oppure sono in grado di resistere agli interventi estivi grazie alla bassa sensibilità e all’elevata capacità di ricaccio dagli stoloni. Questa specie è, invece, molto sensibile ai trattamenti chimici nel periodo autunnale, quando il flusso linfatico discendente facilità il trasporto dell’erbicida negli apparati radicali.
Per questo la sinergia tra il professionista incaricato, in virtù delle sue competenze tecniche, l’Ente, quale portatore delle necessità territoriali, ed il personale incaricato, in qualità di esecutore materiale degli interventi, è fondamentale per riuscire a definire un piano di controllo che coniughi le esigenze di tutela della salute, l’effettivo contenimento delle infestanti e l’economicità d’intervento.