Il Rame metallo, utilizzato ormai da più di 100 anni, è uno dei fitofarmaci più diffusi in agricoltura. Lo si trova in commercio sottoforma di:
– Solfato di rame: sale solubile in acqua che, per il suo impiego, viene normalmente neutralizzato con idrato di calce al fine di ridurne l’acidità (il composto è noto col nome di poltiglia bordolese). Se il composto ottenuto è acido, il prodotto ha una azione pronta, ma poco persistente, mentre se è alcalino è più persistente, ma meno efficace.
– Idrossido di rame: Rispetto ai sali rameici, l’idrossido ha migliore prontezza d’azione grazie alla finezza delle sue particelle, maggiore persistenza d’azione e ridistribuzione grazie alla sua capacità di rimobilitarsi sulla vegetazione se presente forte umidità ambientale.
– Ossicloruro di rame: E’ dotata di attività fungicida pari alla poltiglia bordolese, avvalendosi di una penetrazione più rapida e non necessitando dell’aggiunta di calce. Tra i diversi composti del rame, rappresenta la forma più attiva nei confronti delle batteriosi.
–Ossido di rame: meno diffuso rispetto alle altre formulazioni e con attività simile all’ossicloruro. Il rilascio degli ioni di rame è più lento rispetto a idrossidi e solfati, ma sembra essere più persistente con una minor asportazione da parte della pioggia, anche se questi aspetti dipendono anche e soprattutto dalla formulazione del prodotto
Esso è poco tossico per l’uomo, non si accumula nel corpo, se utilizzato con accortezza non provoca danni alle colture e ha un ampio spettro d’efficacia, ma nonostante ciò è stato classificato dall’Unione Europea come “Sostanza attiva candidata alla sostituzione”; prima di tutto cerchiamo di capire cosa significa questa definizione.
Il rame come Sostanza attiva candidata alla sostituzione: una questione di impatto ambientale
La normativa che regola questa classificazione è il regolamento europeo 1107/2009 relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari.
Esso divide le sostanze attive degli agrofarmaci in 3 categorie:
– Sostanze di base: sostanze attive facilmente reperibili sul mercato, utilizzate principalmente per altri scopi, come per esempio il fruttosio, che funge da elicitore, il cloruro di sodio (che non è altro che il comune sale da cucina) ad azione fungicida e insetticida, l’olio di girasole (fungicida) e l’aceto (battericida, fungicida ed erbicida).
– Sostanze attive: Sono sostanze approvate per un massimo di 10 anni, dopodiché necessitano di una nuova approvazione per poter essere ancora utilizzate. Al suo interno vi è una sottocategoria chiamata “sostanze attive a basso rischio” che hanno invece un periodo di validità di massimo 15 anni prima di essere nuovamente approvate, come per esempio il cerevisane (elicitore), fosfato ferrico (molluschicida) e il Trichoderma atroviride (fungicida).
– Sostanze attive candidate alla sostituzione: Sono molecole autorizzate e utilizzabili in agricoltura ma che non sono completamente compatibili con le strategie comunitarie relative alla salvaguardia dell’ambiente e della salute umana. Sono appunto definite candidate alla sostituzione perché si è alla continua ricerca (spesso finanziata dall’Unione Europea stessa) di alternative altrettanto efficaci ma con un profilo tossicologico migliore, e in questo caso il periodo di approvazione è ridotto a 7 anni. Tra di esse troviamo per esempio il Difeconazolo, il Metalaxyl e il Pendimentalin, ma al primo posto troviamo il Rame metallo in tutte le sue forme.
Il requisito che il rame non soddisfa a pieni voti è l’impatto ambientale: essendo un elemento semplice non viene degradato e quindi si accumula nel terreno, inoltre viene poco assorbito dalle piante ed è molto tossico per i lombrichi e altri importanti microrganismi del suolo come gli azotofissatori, i Nitrobacter e i Rhizobium, portando quindi a una rallentata mineralizzazione della sostanza organica. Il motivo per cui non è stato ancora revocato dal mercato è che non si è ancora trovata una molecola in egual modo efficace contro i batteri e gli oomiceti e altrettanto economica.
Il suo continuo utilizzo negli ultimi 100 anni, ha portato ad avere in alcuni appezzamenti quantitativi di rame di 500-1000 mg/kg, quando solitamente i suoli non contaminati si aggirano attorno ai 5-50 mg/kg. L’Unione Europea si è quindi vista costretta, già con il Regolamento UE 473/2002, a limitarne l’utilizzo a 6 kg/anno, che è stato poi ulteriormente ridotto a 28 kg ogni 7 anni (quindi 4 kg/anno) dal Regolamento UE 1981/2018.
Questa restrizione comporta un impegno non indifferente da parte degli agricoltori che devono quindi distribuirlo con maggior frequenza, ma in dosi molto basse, così da avere le colture sempre coperte quando necessario.
La limitazione non è particolarmente gravosa nelle aree più calde e asciutte o con vendemmie precoci, mentre è difficilmente rispettabile in aree umide e molto piovose, dove il rischio peronospora è sempre molto alto.
Le alternative
Attualmente le alternative disponibili sul mercato sono:
– Olio d’arancio: effetto disidratante sulle spore e oospore ma risulta essere molto costoso.
– Cerevisane: funziona da induttore di resistenza, spesso non sufficiente a contrastare patogeni come la peronospora.
– Laminarina: anch’esso funziona come induttore di resistenza e non sempre è in grado di garantire una copertura efficace, soprattutto in condizioni di elevata pressione, perciò è consigliato utilizzarlo come coadiuvante al rame.
In fase di approvazione abbiamo 3 nuove molecole in arrivo:
– Estratto di liquirizia: efficace contro le zoospore, difficilmente dilavabile e con un costo leggermente superiore al rame.
– Larixyne: estratto dal larice, agisce per contatto, ma è facilmente dilavabile, anche questo ha un costo leggermente superiore al rame.
– Zucchero raro: Ottenuto da una fermentazione industriale, viene assorbito dal patogeno che ne altera il metabolismo, portandolo alla morte di stenti.