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Sovescio: uso delle Brassicaceae

USO DELLE BRASSICACEAE COME REPRESSIVE DEI PATOGENI FUNGINI E DEI NEMATODI SULLE ORTICOLE E NEI VIGNETI

Il degrado della fertilità del suolo e la diminuzione del contenuto di sostanza organica portano ad un conseguente aumento della presenza di patogeni, come funghi e nematodi fitofagi parassiti.

Le piante attaccate presentano un ritardo nello sviluppo vegetativo, a causa del ridotto assorbimento delle sostanze nutritive, una conseguente ridotta produzione e una maggior suscettibilità a ulteriori attacchi fungini e batterici, spesso cause di marciumi radicali.

Tra le misure agronomiche adottabili per il controllo di questi patogeni, vi sono le rotazioni, il maggese o l’utilizzo di sovesci repressivi.

Il sovescio di Brassicaceae, come la rucola o la senape nera, poiché ricche di glucosidi e glucosinolati, possono esercitare una buona azione di contenimento. Infatti, grazie all’acqua e all’attività enzimatica, queste sostanze producono per idrolisi nitrili e isotiocianati, molecole dall’azione biocida verso funghi e nematodi. Tra le curiosità, gli isotiocianati sono esteri responsabili dell’aroma caratteristico delle crucifere (appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae). Le varietà dal basso tasso di glucosinolati o adatte al consumo umano non risultano essere particolarmente efficaci.

L’azione dei composti varia a seconda della loro area di maggior concentrazione all’interno della pianta:

-apparato radicale: le crucifere svolgono la funzione di piante-trappola, utile per il controllo di nematodi, come Heterodera schachtii o Meloidogyne incognita, impedendo il completamento del ciclo di sviluppo dei nematodi poiché si alimentano di sostanze per loro tossiche;  
-parte epigea: le piante svolgono un’azione biofumigante nel terreno, in maniera analoga ai prodotti nematocidi di sintesi.

La rucola (Eruca sativa cv. Nemat) e il ravanello comune (Raphanus sativus cv. Boss) sono tra le Brassicaceae ad oggi più efficaci verso nematodi galligeni. Affinché siano incisive, le crucifere, in seguito alla fioritura, ovvero il periodo di massima produzione di glucosinolati, devono essere finemente trinciate e immediatamente interrate. Successivamente, per favorire l’idrolisi e, quindi, la produzione di isotiocianati, il terreno deve essere irrigato fino alla capacità idrica di campo.

Anche il rafano viene impiegato con successo come cover crop poiché, grazie alla radice fittonante, non solo penetra nel suolo dissodandolo e arieggiandolo, ma svolge anche la funzione di recupero nutrienti, grazie al favorevole rapporto C/N (Carbonio/Azoto) dovuta al degradamento della massa verde. Alcune varietà di rafano da sovescio, agendo da piante trappola, hanno anche effetto nematocida e fungicida e vengono seminate in primavera, sui terreni destinati al set-aside, o in estate, dopo un cereale o la raccolta della barbabietola. A differenza di altre Brassicaceae, il rafano richiede un periodo molto più lungo per la completa degradazione della radice da parte dei microorganismi.

Come per l’inerbimento e altre pratiche agricole, la combinazione di più varietà della famiglia delle Crucifere, per esempio il rafano, la senape e la colza, insieme ad altre tipologie di piante, come il trifoglio e veccia, possono massimizzare l’effetto desiderato e migliorare l’impatto ambientale.

L’uso del sovescio di Brassicaceae per la repressione di funghi e nematodi, nonostante queste varietà siano meno efficaci di prodotti di sintesi, sta iniziando a essere sempre più sfruttato dagli agricoltori come alternativa più sostenibile dal punto di vista ambientale, soprattutto in seguito alla consistente riduzione di molecole approvate a livello nazionale. 

Leggi anche i nostri articoli di approfondimento dedicati al sovescio:

-IL SOVESCIO – FA BENE AL TERRENO O AI SOCIAL AZIENDALI?

-IL SOVESCIO – USO DELLA SENAPE