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D.E.

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STRATEGIE DI DIFESA DALLE GELATE TARDIVE

Purtroppo le gelate tardive stanno diventando un fenomeno ricorrente e ne abbiamo osservate 4 negli ultimi anni 7 anni. Contemporaneamente stiamo assistendo ad un forte aumento delle temperature medie invernali, con forte anticipo fenologico delle colture. I due fattori, in modo congiunto, stanno mettendo a dura prova il settore agricolo, sia frutti-viticolo che orticolo.

È ancora troppo presto per capire se quanto stiamo osservando rientra nella normalità o se siamo di fronte ad un nuovo trend climatico, fatto sta che l’unica azione possibile è cercare di difendere le colture.

Nel nostro areale tutti ricordano bene la gelata (estremamente tardiva) del 19 aprile 2017, la prima ad inaugurare questa nuova serie, che ha letteralmente bruciato i germogli di centinaia di ettari vigneti che si trovavano in uno stadio fenologico molto più avanzato del normale.

Il fenomeno si è ripresentato il 2-3 aprile del 2020, ma fortunatamente gran parte dei vigneti era ancora in fase di gemma dormiente, anche se non sono mancati danni nelle zone più precoci e in avvallamento. Lo stesso non si può dire per l’Emilia Romagna e per il settore frutticolo dove, oltre all’inizio aprile, anche il 24 marzo 2020 è stata una giornata nera. Buona parte delle frutticole è stata colpita in piena fioritura/allegagione, con danni ingenti e produzione compromessa.

Il copione si è osservato nell’aprile 2021, nelle giornate 7 e 8, con danni nuovamente gravi in frutticoltura.

Nell’aprile 2023, invece, i giorni critici sono stati il 5, il 6 e il 7, con il settore frutticolo ancora una volta fortemente penalizzato perché colpito in piena fioritura/allegagione.

Chiaramente, più la gelata avviene in fase avanzata più i danni aumentano e aumenta il rischio che questa coinvolga più colture. Queste gelate per manifestarsi hanno bisogno dei seguenti fattori:

  • Irruzione fredda in quota, con isoterme <0° a 850 hpa
  • Cielo sereno
  • Calma di vento

Questi fattori favoriscono un calo termico notturno indisturbato e il raggiungimento di temperature prossime o al di sotto dello zero. Al contrario, isoterme in quota non sufficientemente fredde, presenza di nuvolosità e di brezze disturbano il calo della temperatura. I massimi effetti dell’inversione e della dispersione termica per irraggiamento si verificano in prossimità del suolo, dove si può scendere anche a valori di 5°-6°più bassi rispetto anche solo a 3-4 metri di altezza.

Indirettamente è coinvolta anche l’umidità. Nelle ore notturne, con aria ferma e a livello del suolo, normalmente, il livello igrometrico tende ad aumentare, ma se ci sono effetti favonici l’aria tende a seccare e la temperatura ad innalzarsi.

MEZZI DI DIFESA

Irrigazione a pioggia sopra chioma

Bagnando costantemente la pianta per aspersione si sfrutta il fatto che l’acqua deve cedere calore all’ambiente prima di congelare e questo calore liberato assorbe l’abbassamento termico dei fiori e/o dei germogli che, così, rimangono a temperature lievemente sotto lo zero, senza essere danneggiati.

Per l’efficacia del sistema sono fondamentali l’uniformità e la continuità di bagnatura (3,5-4,5 mm/ora), il momento di avvio (temperature superiori a 0,5°) e la sua interruzione (a 1-2°). Particolare attenzione va posta per le notti successive alla prima in quanto si parte da vegetazione più sensibile e l’impianto non va azionato con ventosità superiore a 3-4 m/s. Il sistema è efficace sino a minime attorno che raggiungono i -8° circa.

germogli congelati

Irrigazione a pioggia sotto chioma

Il presupposto è sempre la liberazione di calore da parte dell’acqua, prima del suo congelamento. Bagnando sotto le chiome si libera calore che poi sale dal basso. L’efficacia, pertanto, decresce mano a mano che si sale in altezza e nei primi metri è possibile recuperare fino a 2°-3°. La protezione fornita da questo sistema tutela fino a minime che raggiungono i -4° circa e il momento di avvio è attorno a 0,5°.

Per il corretto funzionamento è importante bagnare quanta più superficie possibile ed evitare la nebulizzazione, in quanto in questo caso le goccioline di acqua tenderebbero a salire verso l’alto. Un altro rischio è che nel caso di lievi brezze il calore generato venga portato fuori dall’appezzamento. I volumi distribuiti sono in genere attorno ai 2-2,5 mm/ora, che consentono all’acqua di gelare sull’inerbimento e non di penetrare nel terreno.

Torri a vento

Il sistema prevede generalmente delle torri, alte circa 10 m, che portano delle pale di 6 metri. La protezione è fornita dal rimescolamento dell’aria nei bassi strati, con la rottura dello strato inversionale. È chiaro che se il freddo è in gran parte dovuto a forte avvezione (quindi aria fredda anche in quota, a 10 metri), il sistema perde di efficacia, in quanto va a smuovere aria già di per sé fredda.

Una torre può coprire fino a 3 ettari e va azionata precocemente, quando la temperatura è ancora al di sopra dello zero (il sistema va azionato quando la temperatura a 1 metro da terra è tra 0,5° e 1,5°). Nel caso di vento a 3-4 m/s non serve azionare le ventole in quanto il rimescolamento dell’aria è naturale.

Candele

Sono contenitori che bruciano paraffina o legna. Vanno collocati in modo omogeneo sull’appezzamento da proteggere, nel numero di 200-500 per ettaro, e sfruttano la liberazione di calore da parte della combustione, con l’obiettivo di tenere la temperatura attorno allo zero. Vanno accese quando la temperatura è attorno ai 2°-3°.

gelate e lanterne alto adige

Bruciatori – Frostbuster

Il principio prevede dei ventilatori che spingono l’aria calda generata da un bruciatore. Questi diffusori di calore vengono trainati/portati per l’appezzamento e per la riuscita della protezione occorre che il trattorista ripassi in continuazione nello stesso punto, almeno ogni 8-10 minuti. In genere il bruciatore è alimentato a gpl, oppure vi sono diffusori a vapore. Importantissimi sono la pianificazione, la gestione e il monitoraggio della temperatura, per valutare la corretta frequenza di ritorno nello stesso punto. Da valutare attentamente anche i costi e le capacità calorifiche delle macchine.

Come le torri, hanno l’inconveniente di poter risultare rumorosi e quindi fastidiosi nelle ore notturne.

Reti antigrandine e antipioggia

Indirettamente, la presenza di reti ostacola la discesa termica e ripara da flussi di masse di aria fredda che potrebbero provenire dall’esterno e dalla fuoriuscita dell’aria più mite interna. All’interno delle reti la temperatura può essere più alta anche di 1° circa.

Trattamenti

Ad oggi non è ancora possibile avere dati oggettivi sulle reali capacità protettive dalle gelate a seguito di trattamenti effettuati con diversi formulati riportanti tali capacità (sia direttamente, che indirettamente, ossia aumentando la resistenza delle piante al gelo).