È dal suolo che le piante assorbono la maggior parte degli elementi nutritivi e dell’acqua, indispensabili per la loro vita e per le produzioni agrarie: il mantenimento della corretta struttura e della fertilità sono quindi i presupposti per delle coltivazioni di successo.
Per quanto riguarda la fertilità, l’ampia disponibilità ed economicità dei concimi organici e minerali ha eliminato i fenomeni di carenza, lasciando alle aziende ed agli agronomi la possibilità di scegliere tra decine di tipologie di concimi a seconda delle necessità nutrizionali delle piante.
Al contrario, la struttura del terreno può essere ancora fonte di molti deficit produttivi e una corretta tecnica agronomica può essere risolutiva.
Per poter meglio capire le principali regole di gestione è necessario conoscere da cosa è costituito il terreno.
Il suolo nella sua quasi totalità è costituito da composti minerali che in funzione della loro dimensione sono classificati come scheletro, sabbia, limo ed argilla. Ognuna di queste parti ha delle caratteristiche chimico fisiche specifiche. Il comportamento della sabbia, incapace di mantenere una propria forma oltre che di trattenere liquidi e elementi nutritivi, e dell’argilla, plastica e con grande capacità di assorbimento di acqua e nutrienti, rappresentano i due opposti entro cui si trovano molteplici casi.
La disposizione nel terreno delle particelle ed il modo in cui esse interagiscono definisce la struttura, che deve permettere un adeguato equilibrio tra le frazioni solida, liquida e gassosa del terreno. Suoli con una pessima struttura sono asfittici, ovvero contengono poca aria o troppa acqua, e limitano lo strato esplorato dalle radici.
Tra i fattori in grado di influenzare positivamente la struttura vi è la sostanza organica: questa è presente nel suolo in quantità limitata, circa il 2 / 3 %, ma è di grande importanza per via dell’elevata capacità di aggregare in modo più o meno stabile le altre frazioni del terreno. Controllare regolarmente il tenore della sostanza organica del terreno e apportarne in caso di deficit è una delle pratiche agronomiche di maggiore importanza.
Le lavorazioni sono in grado di influenzare la struttura in entrambi i sensi: sono positive quelle effettuate con terreno in tempera a formare una struttura gromerulare, ovvero con grani tondeggianti di terreno di differente dimensione, in cui vi è un buon rapporto tra macropori in grado di contenere aria e micropori con capacità di trattenere l’acqua. Sono negative le lavorazioni con terreni bagnati, per via della compattazione del suolo, o con terreni asciutti per via dell’eccessivo affinamento del terreno.
Possono influenzare negativamente la struttura anche le piogge o le irrigazioni a pioggia, per via dell’effetto battente, o l’apporto di elementi destrutturanti quali il sodio.
Le maggiori problematiche di destrutturazione si rilevano dove si effettuano molti passaggi obbligati, come ad esempio le carreggiate dei vigneti o dei frutteti, oppure molte lavorazioni ed irrigazioni nel corso di un singolo anno, come nel caso dell’orticoltura protetta.
Mantenere un buon livello di sostanza organica nei terreni e effettuare le lavorazioni nel modo corretto è quindi il primo passo per produzioni di successo, soprattutto nelle coltivazioni intensive.